Anniversario

70 anni di "Turismo" a Terme di Valdieri

Anniversario

L'albergo Turismo è gestito da tre generazioni dalla famiglia di Ghigo il "Lup", la più famosa guida alpina della Valle Gesso.

La squadra dell'albergo Turismo.
La "squadra" dell'albergo Turismo.

La chiusura stagionale del 2023 dell’albergo Turismo a Terme di Valdieri sigilla il 70° anno di vita. Un monumento della ricettività della Valle Gesso che vanta una gestione da parte di ben tre generazioni.
A costruire l’albergo nel 1953 sono stati Anna Rabbia vedova Ghigo e Italo Alchieri. Un’istituzione per gli alpinisti cuneesi e liguri che passavano al Turismo a ritirare le chiavi per i rifugi o per uno spuntino a fine gita. Anna, per tutti loro era “Madama Ghigo”, per i valligiani “Nin di Bagn”. Una bella donna dagli occhi azzurri e profondi come due gocce d’acqua rubate al lago delle Portette che giovanissima si sposò con Giacomo Ghigo. Era uno dei sei figli di Andrea, il “Lup” la famosa guida che con il collega Jean Plent di Saint Martin Vésubie, 120 anni fa, condusse il Conte Victor de Cessole alla conquista del Corno Stella.

A raccontare momenti lieti e difficili della lunga storia di accoglienza di villeggianti ed alpinisti in occasione dell’importante anniversario del Turismo sono i proprietari Rina Ghigo e il figlio Roberto. Li incontriamo nella cucina, davanti al “putagé” di “Nin” il 13 ottobre a pochi giorni dalla tempesta Aline che ha isolato la struttura ricettiva.

1930: inizia la storia di una famiglia di albergatori

Giacomo è guida alpina come il padre e non si tira indietro quando gli propongono di diventare custode dello stabilimento termale. Un lavoro che lo occupa soprattutto in inverno ma che gli lascia il tempo per accompagnare i clienti in montagna d’estate. Inizia nel 1929 e l’anno successivo con lui c’è già la sua sposa, appena diciassettenne.

La coppia nella bella stagione si stabilisce nel “cantié”, la casa del custode - raccontano la figlia Rina e suo figlio Roberto - dove sistemano una piccola osteria”.
È questo il momento in cui inizia l’attività di accoglienza della famiglia Ghigo alle Terme di Valdieri.
In inverno Anna e Giacomo vivono negli ammezzati dell’albergo. La zona durante quei mesi era quasi deserta ma i due ottengono dalla proprietà la possibilità di offrire ospitalità a chi si avventura in alta Valle Gesso.
Ai 1370 metri delle Terme nascono i loro primi due figli, Rita e poi Andrea. “Per partorire Rina nel febbraio del 1938, invece, Nin scende a San Lorenzo perché nessuna levatrice sarebbe mai salita a Terme nel pieno dell’inverno”, spiega Roberto.

Sul finire del decennio la politica nazionalista fascista dà nuovo impulso alla costruzione del Vallo Alpino e le montagne della Valle Gesso si popolano di militari per costruire strade, mulattiere e fortificazioni. Il “Cantié” diventa anche la sede della rivendita n. 2 di Valdieri di “Sale e Tabacchi” per soddisfare la richiesta del gran via vai di soldati e per migliorare gli affari.

Un giorno del ‘39 Giacomo scende a Cuneo con la moto Guzzi equipaggiata con un gran cestone per approvvigionarsi di tabacco al monopolio. In corso IV Novembre un camion militare lo fa cadere. Si ferisce. Lo curano in ospedale ma dopo 40 giorni muore di setticemia perché non arrivano gli antibiotici. Anna resta vedova con tre bambini piccoli da accudire”, raccontano Roberto e Rina.

Durante la guerra Terme diventa il quartier generale della Guardia alla Frontiera, crocevia di manovre militari e, dopo l'Armistizio, zona di occupazione dei tedeschi e della milizia della Repubblica di Salò. Nel 1944 i bombardamenti danneggiano gli stabilimenti termali, parte dell’albergo e distruggono il “Cantié”.
Nin e la sua famiglia si salvano per un soffio”, dice Roberto.

Alla vedova Ghigo in quegli anni difficili si avvicina Italo Alchieri. Sergente della Gaf, lombardo, sarà un secondo padre, attento ed affettuoso, per Rita, Dino e Rina. All’8 settembre 1943 Italo si dà alla macchia rifugiandosi in una balma del Vallone del Matto e sfugge alla cattura delle milizie fasciste nascondendosi nei sotterranei dell’albergo. Dopo la Liberazione, la famiglia presidia per anni la parte rimasta integra della proprietà delle Terme ma quando iniziano i lavori di sgombero delle macerie e il restauro del complesso termale deve trovare una nuova sistemazione.

Dal rifugio del Cai “Terme di Valdieri” all’albergo Turismo

Nin e Italo non ne vogliono sapere di abbandonare le Terme. Grazie all’amicizia di Italo con Matteo Campia del Cai di Cuneo nell’ex caserma della Fureria Gaf (attuale Casa alpina di Isola d'Asti) apre il rifugio “Terme di Valdieri”. La struttura viene affidata in gestione alla signora Ghigo che offre servizio di ristorazione, pernottamento in camere con la dotazione di biancheria e la rivendita di Sale e Tabacchi.

Cinque anni dopo, Italo e Nin acquistano dal Comune il terreno dell’orto militare a fianco del rifugio. Nel 1953 costruiscono l’albergo.
Sui progetti era indicato come albergo Rabbia, poi Ghigo e Matto, in riferimento alla montagna, e infine Turismo. Un nome che scelsero perché il turismo era una delle poche prospettive per continuare a restare in montagna e resistere all’emigrazione verso la pianura”, spiegano Roberto e Rina.
L’albergo Turismo diventa il riferimento degli alpinisti nell’alta valle. “Sono di casa Matteo Campia, Gianni Ellena, Riccardo Nervo e tantissimi altri. Passavano tutti perché eravamo custodi e punto di deposito delle chiavi dei rifugi Morelli e Remondino, fino agli anni ‘60, e dei rifugi Bozano e Questa sino ai primi anni ‘80”.
A pochi anni dall’apertura, nel 1956, al Turismo fece tappa Walter Bonatti impegnato nella prima traversata scialpinistica delle Alpi. “Italo lo accompagnò per un tratto dell’itinerario e al ritorno a casa disse “L’ha un pass acsì bel” (ha un passo così bello)” racconta Rina.

Walter Bonatti con Italo Alchieri a Terme di Valdieri
Walter Bonatti con Italo Alchieri a Terme di Valdieri

La seconda generazione

Ad occuparsi dei rifugi in quota erano Italo e Andrea (Dino). I due uomini approvvigionavano anche l’albergo della legna, ne curavano la manutenzione insieme a quella della centralina idroelettrica (la linea elettrica a Terme è arrivata nel 1993) e dell’acquedotto. Sia Italo sia Dino avevano il titolo di aspirante guida ma era soprattutto il primo ad accompagnare i clienti in escursioni ed ascensioni sulle cime della Valle Gesso. Alla dinamica Madama Ghigo, man mano che crescono, si affiancano Rita e Rina, Dal 1965, dopo i matrimoni dei figli tutta la famiglia scende a valle in inverno.

In primo piano
In primo piano "madama Ghigo" con i figli.

Per mia mamma ad ogni fine stagione scendere a Sant’Anna era un dispiacere - racconta Rina - perché lei voleva continuare a rimanere a Terme”. E prosegue: “D’invern “se stasia da papa” (si stava da papa) noi donne facevamo la maglia, rammendavamo le lenzuola ascoltando la radio e poi si giocava alle carte o a dama. Andavamo anche a sciare al Valasco a Pian del Re e nei paraggi di Terme. Con gli sci scendevamo a valle a fare la spesa. A quei tempi nevicava tantissimo. Una volta per 40 giorni non abbiamo potuto muoverci per il rischio valanghe, la neve era alta alle finestre del primo piano. L’unica persona che abbiamo visto in quei giorni è Pierin (Piero Piacenza) di Tetti Gaina, il guardiapesca. È’ arrivato in una notte di luna piena accompagnato dal cane per vedere se eravamo vivi e per portarci una micca di pane”.

Nel 1969 Italo muore. L’uomo aveva cambiato le sorti della famiglia Ghigo. “Non so se non ci fosse stato lui - commenta Roberto - cosa avrebbe potuto fare mia nonna con tre bambini piccoli. Nonostante fosse una donna particolarmente grintosa, coraggiosa e gran lavoratrice era lui ad avere lo spirito imprenditoriale, la mente aperta e la naturale predisposizione all’innovazione”.

Dino manca prematuramente nel 1993 e due anni dopo Rita lascia la società per dedicarsi alla famiglia.
In quel periodo che segna una svolta importante nella storia dell’albergo a dar manforte alla moglie Rina, arriva Enrico Parracone, papà di Roberto. Sale a Terme da pensionato lasciando il testimone della storica macelleria di Valdieri ereditata dal padre nelle mani del fratello Francesco che lo aveva affiancato nell’attività. Il piglio di “Ricu”, i suoi gesti, la tranquillità sono rimasti impressi nel ricordo dei clienti che per anni ne hanno apprezzato le qualità di persona mite e socievole.

Va dove ti porta il cuore

Il 2000 segna un’altra svolta per la storia del Turismo. Roberto dopo dodici anni di lavoro in una nota banca cuneese decide di cambiar vita. Si licenzia da vicedirettore di filiale e affianca i genitori nella gestione del Turismo.
In banca mi sono sempre trovato bene ma era arrivato il momento di scegliere se vendere l’albergo o continuare la gestione. Per decidere ho ascoltato il cuore. Così, tutti e tre di comune accordo abbiamo iniziato il rinnovo della struttura dotando le camere di bagno interno o dedicato. Era un’esigenza che si imponeva perché le necessità della clientela erano in evoluzione. I soggiorni si accorciano sempre di più, gli ospiti fino ad allora quasi tutti italiani hanno cominciato ad essere anche stranieri. Oggi sono circa la metà dei clienti. Anche la richiesta dei servizi è cambiata, per esempio, la mezza pensione ha soppiantato quasi completamente la pensione completa. La gran parte dei nostri ospiti oggi sono persone che vanno a camminare mentre un tempo erano villeggianti o utenti dello stabilimento termale”, racconta Roberto.

Progetti futuri, lavori in vista?Andare avanti così, garantendo che quello che portiamo in tavola è fatto da noi, seguendo le vecchie ricette della nostra famiglia. Non abbiamo particolari progetti di ampliamento o ammodernamento. Non toccare il pian terreno è stata una scelta consapevole. Questa non è solo un’attività commerciale, è anche la nostra casa. Ci piace così. Racconta la nostra storia e ci lega ad essa. Ci sono le cose fatte da Italo e da Nin, questa grande stufa a legna - indica Roberto - su cui cuciniamo, i vetri colorati, il pavimento in legno di larice, l’armadio di legno della sala da pranzo con le ante dipinte dal pittore-alpinista Carletto Prandoni. Questi ambienti hanno una personalità, un’anima che anche la clientela apprezza”.

Al passo con i tempi, fedeli alla tradizione

Da alcuni anni a contribuire nella gestione familiare c’è Taleb. Ragazzo del Togo: “Ci dà un aiuto fondamentale. Ha ottime abilità manuali ed ha imparato a svolgere brillantemente ogni tipo di mansione con entusiasmo e senso di appartenenza. Una persona affidabile e di cuore. Purtroppo dipendenti con le sue qualità non sono facili da trovare. Quest’anno però non possiamo lamentarci perché abbiamo avuto anche il valido aiuto di Lorenzo e Martina. Lavorare con più persone e collaborare insieme, tutti con capacità e buona volontà è stato bello, tante volte anche divertente. Ma vorrei fare una sottolineatura in tutta questa bella storia, per la “Capa” ovvero mamma Rina, perché queste 70 stagioni le ha vissute tutte in prima persona e non è una cosa così comune, il lavoro non l’ha mai spaventata… anzi... nonostante i tanti problemi di salute che negli anni ha dovuto affrontare, ha sempre combattuto con l’idea di ritornare su… cioè a lavorare qui, a Terme, la sua tenacia e la sua volontà non l’hanno mai abbandonata e ancora oggi, a quasi 86 anni tiene egregiamente il suo posto ricordandosi sovente di tutti i suoi cari compagni di avventura di cui lei è rimasta l’ultima testimone”.

Rina Ghigo e il figlio Roberto davanti al Turismo
Rina Ghigo e il figlio Roberto davanti al Turismo

Il Turismo oggi a 70 anni dalla nascita?È nato come albergo di montagna e noi vogliamo continuare così. Ha un carattere sobrio ed essenziale: non è indicato per chi cerca il lusso, lo sfoggio, il superfluo e le riverenze… Ci piace il rapporto schietto ed educato con il cliente, offrire un servizio autentico, sincero e fare stare a proprio agio qualcuno in casa nostra offrendogli cibo genuino e curato, pulizia ed una sistemazione comoda, dignitosa e tranquilla”.

Ultimo aggiornamento: 02/11/2023

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