Montagne abitate da sempre, spopolate di recente

Andamento demografico

Montagne abitate da sempre, spopolate di recente

Un tempo densamente abitate e vissute, le valli del Parco hanno visto decenni di spopolamento.

Sant'Anna di Valdieri | Archivio Emilio Milanesio

Frequentate a partire dalla preistoria, le Alpi Marittime hanno visto nel complesso la popolazione aumentare fino all’Età Moderna. Queste montagne sono state abitate a livelli che oggi fatichiamo a immaginare. Solo per fare un esempio, basti pensare che fra il 1610 e il 1630, Entracque, all’epoca il centro più popoloso della Valle Gesso, vantava una popolazione di 4500-5000 abitanti: oggi non arriva a 900 residenti. Ogni angolo era coltivato, sfalciato, pascolato. Le borgate oggi ridotte a pochi muri diroccati ospitavano famiglie numerose: panni stesi e voci di bambini risuonavano dove ora l'unico canto è quello del vento tra le foglie. D'estate, quando i campi richiedevano il lavoro di tutte le braccia disponibili, le famiglie erano al completo. D'inverno invece, quando le bocche da sfamare erano così numerose da diventare troppe da mantenere, molti emigravano verso la pianura o in Francia.

Le sorti dell’economia, i mutamenti dello scacchiere politico, le guerre e le epidemie hanno causato nei secoli fluttuazioni anche notevoli della popolazione locale. Ma la svolta nelle Alpi cuneesi avviene a partire dai primi decenni del Novecento – complici le due guerre mondiali: a partire dal 1921 si manifestano i sintomi di uno spopolamento senza precedenti e tuttora in corso.

I paesi di media e di alta valle perdono velocemente abitanti: qualcosa si è rotto irreparabilmente nell’equilibrio fra persone e risorse in questa parte di terre alte nel passaggio dalla società agricola a quella industriale. La pianura nei decenni del miracolo economico offre allora nuove possibilità di impiego più redditizie nei settori dell’industria e dei servizi e condizioni di vita meno severe. Così l’economia alpina di sussistenza inizia a stare stretta a un numero sempre maggiore di alpigiani, che a partire dalla fine dell’Ottocento prendono la via dell’emigrazione definitiva. Qualcuno si trasferisce in città, ma molti partono alla volta della vicina Francia o si imbarcano per cercare fortuna dall’altra parte dell’Oceano Atlantico. Sono biglietti di sola andata.

I centri che resistono più a lungo allo spopolamento sono quelli di media e bassa valle, di più facile accesso, mentre i paesi e le borgate più lontane dalle strade principali vengono abbandonati per primi. Oggi in tutti i comuni del Parco la popolazione si è attestata su livelli che permettono, non senza qualche difficoltà, di mantenere i servizi essenziali sul territorio: la scuola, l’ambulatorio, le poste, qualche eroico negozietto di generi alimentari. Ogni valle e ogni paese ha tuttavia una storia a sé, strettamente legata alla posizione geografica, alle possibilità di impiego che si sono create nel tempo sul posto, al grado di sviluppo del settore turistico: tutti fattori che nel loro insieme hanno determinato il volto e le fortune di ogni singolo centro.

Ultimo aggiornamento: 17/11/2020

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